LE FUSA: IL MAGICO POTERE DEI GATTI

Si celebra oggi 17 febbraio la Festa Nazionale del Gatto, istituita in Italia nel 1990 e replicata a livello mondiale il giorno 8 agosto.

Oggi, per gli oltre 10 milioni di gatti italiani, è festa nazionale.

Affascinanti, eleganti, armoniosi, ma impenetrabili, i gatti rimangono avvolti da un alone di mistero che li rende irresistibili per molti e da evitare per altri.

Solitari e territoriali, i gatti domestici mantengono alcune caratteristiche etologiche dei loro cugini selvatici europei (Felis silvestris silvestris), di cui però non condividono le origini. Il gatto domestico (Felis silvestris catus) deriva infatti da un’altra sottospecie dell’unità tassonomica Felis silvestris, il gatto selvatico nordafricano (Felis silvestris lybica). Addomesticato più di 10mila anni fa in Mesopotamia per proteggere i raccolti dai roditori, il gatto domestico si diffuse poi attraverso le navi mercantili, su cui questi animali venivano imbarcati insieme alle granaglie da commerciare.

In realtà, il gatto più che farsi addomesticare è riuscito, nel corso del tempo, ad adattarsi alla convivenza con l’uomo, senza però mai perdere del tutto alcuni caratteri di selvaticità. 

Sono proprio queste caratteristiche ataviche a farli apparire misteriosi, affascinanti e magnetici, ma c’è qualcosa che rende i gatti assolutamente unici tra gli animali domestici: fanno le fusa.

Tutti coloro che convivono con un gatto ben conoscono il potere magico delle fusa. Un rumore dolce e armonioso che ha la capacità di rilassare, sciogliere le tensioni, abbassare la pressione sanguigna e rallentare il battito cardiaco. 

E lo sanno anche gli scienziati. Secondo uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università del Minnesota, condotto su più di 4.400 partecipanti e pubblicato nel 2009 sul Journal of Vascular and Interventional Neurology, si può notare, nelle persone che vivono con i gatti, “una significativa riduzione del rischio di morte per infarto miocardico e altre patologie cardiovascolari”.

Non è così, però, per tutti i felidi. I “big cats” o “panterini”, cioè appartenenti al genere Pantera come i leoni (P. leo), le tigri (P. tigris), i giaguari (P. onca) e i leopardi (P. pardus) non ne sono capaci. Non fanno le fusa, ma ruggiscono (roaring, non-purring big cats), o almeno sono in grado di ruggire. Unica eccezione, i leopardi delle nevi (P. Uncia), che insieme ai gatti e ad altri “small cats” – i felini propriamente detti) – quali i serval (Leptailurus serval), le linci (Lynx spp.), gli ocelot (Leopardus pardalis) e i caracal (Caracal caracal), ma anche i puma (Puma concolor) e i ghepardi (Acinonyx jubatus) fanno le fusa, ma non ruggiscono (purring cats). Anche le genette (Genetta tigrina, e probabilmente anche Genetta genetta), pur non appartenendo alla famiglia dei felidi, bensì a quella dei viverridi, rientrano tra gli animali che fanno le fusa.

I gatti e gli altri “purring cats” emettono il caratteristico suono sia in espirazione sia in inspirazione, secondo un meccanismo complesso e ancora non del tutto chiarito in cui intervengono le corde vocali, modulate da rapide contrazioni dei muscoli della laringe e del diaframma, e lo ioide, un piccolo apparato osseo a forma di ferro di cavallo che sorregge la lingua e la laringe, il quale entra in risonanza e vibra. Nei felidi che non fanno le fusa (panterini) lo ioide non è completamente ossificato, ciò permette alla laringe di arrivare a un’espansione tale da produrre un ruggito da 114 decibel (nel caso dei leoni), ma non di fare le fusa. Nei “purring cats”, invece, l’ossificazione dello ioide è completa. Fa eccezione il leopardo delle nevi, che riesce a fare le fusa nonostante presenti l’ossificazione incompleta dello ioide.

Foto Filip Olsok – Pexels

Anche il ruolo comunicativo delle fusa è complesso e misterioso. I gatti fanno le fusa non solo quando sono felici, ma anche quando sono sotto stress, in sofferenza o spaventati. Le fusa hanno frequenze differenti in base al soggetto, ma soprattutto in base alla loro funzione. 

Di solito le frequenze variano da 25 a 150 Hz, ed è stato dimostrato in diversi studi scientifici come le vibrazioni a bassa frequenza (25-50 Hz) abbiano sull’organismo un effetto antinfiammatorio e antidolorifico, aumentino la forza muscolare e inducano la proliferazione delle cellule ossee migliorando la riparazione delle lesioni. Che le fusa siano il segreto delle proverbiali molteplici vite dei gatti? Probabilmente sì!

Ma c’è dell’altro. Uno studio del 2009 dell’Università del Sussex, pubblicato su Current Biology, ha dimostrato che i gatti utilizzano le fusa per comunicare con l’uomo.

Quando il vostro gatto vi viene a svegliare all’alba, inondandovi di fusa, attenzioni e spesso reclamando del cibo, è davvero difficile riuscire a ignorare le sue richieste. Questo avviene perché i gatti possono modificare la frequenza delle fusa, inserendo tra le normali basse frequenze picchi più alti (300-600 Hz), che corrispondono alle frequenze del pianto di un bambino: queste rendono il suono meno armonico, ma risvegliano il nostro istinto materno o paterno, basato sulla sensibilità ai segnali acustici tipica dei mammiferi nel contesto delle cure parentali. Queste “fusa di richiesta”, come sono definite nello studio, mirate a creare un effetto di distorsione sensoriale, non vengono però utilizzate da tutti i gatti. Sono comuni soprattutto nei soggetti che vivono uno stretto rapporto con i proprietari e vengono prodotte solo con loro e, di solito, nelle prime ore del mattino.

I gattini imparano a fare le fusa fin dai primissimi giorni di vita, creando uno stretto legame con la madre. Già nelle prime settimane apprendono l’utilizzo di una comunicazione articolata basata sull’espressività, sull’atteggiamento del corpo e della coda, e moltissimo sul contatto fisico, caratterizzato da strofinamenti, testatine e dal tipico movimento delle zampe che mimano l’atto dell’impastare, con il quale i cuccioli stimolano la secrezione della ghiandola mammaria della madre.

L’abilità di fare le fusa si è evoluta diversi milioni di anni fa, forse ancora prima che carnivori ed erbivori si differenziassero nel loro percorso evolutivo. Anche alcuni erbivori, infatti, emettono suoni molto simili alle fusa feline, come il capibara (Hydrochoerus hydrochaeris), o il titi caquetà (Plecturocebus caquetensis), un primate descritto nel 2010 in Colombia, i cui piccoli fanno le fusa proprio come i gatti.

Insomma, oggi si festeggia una macchina perfetta, molto complessa e dotata di un efficace sistema interno di autoriparazione, che spesso i gatti mettono a nostra disposizione quando, con fare amorevole, si prendono cura di noi.

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